Magliano del popolo romano perchè sede della Diocesi di Sabina?

Quali furono i motivi che indussero papa Alessandro VI a scegliere Magliano del Popolo Romano come sede della Diocesi di Sabina?

L’interrogativo è d’obbligo dal momento che la scelta cadde su un castello così decentrato, così marginale rispetto a tutti gli altri compresi nel territorio della diocesi; addirittura una scelta incomprensibile, se si adottano i canoni politico-culturali dei nostri giorni. Poiché non è possibile spiegare il passato con la mentalità del presente, è giocoforza approfondire la ricerca attraverso conoscenze che, proprio in questo intricato periodo della storia d’Italia, si prospettano complesse, se non addirittura complicate. Perciò sarà adottato il criterio delle motivazioni sostenibili per favorire un tentativo teso ad impostare il problema, senz’altro meritevole di ulteriori approfondimenti.

Si parte in breve sintesi dalla causa scatenante: l’abbandono dell’antica sede della diocesi di Sabina, Forum Novum–Vescovio, la segnalazione del cattivo stato in cui si trovava quella località, la comunicazione dello stato dei fatti al papa Alessandro VI dal cardinale Oliviero Carafa, vescovo della diocesi, la decisione, quindi, di indicare Magliano sede della diocesi.

È il cardinale Carafa o è il papa a decidere? A parte i rapporti altalenanti fra i due, si propende che sia papa Alessandro VI ad operare la scelta, giustificandola con queste parole: essendo Magliano «per benedizione di Dio popolosa e abbastanza idonea ad essere innalzata al titolo e onore di città» [Breve Sacrosancta romana ecclesia – 18 settembre 1495 – conservato nell’Archivio storico comunale di Magliano Sabina]. Una giustificazione accettabile, plausibile, ma anche scontata e sospetta. Che questo potesse essere un motivo per preferire Magliano ad altri castelli sabini, nulla da eccepire, ma non si può certo pensare che questo fosse il solo vero motivo. Da qui nasce, appunto, l’indagine e la ricerca per scoprirne altri sostenibili.

Una banalità, una curiosità in premessa: Rodrigo Lanzoli Borgia aveva già incontrato, seppur fugacemente i maglianesi prima di salire al soglio pontificio. Il contatto diretto lo ebbe quando accompagnò Pio II ad Ancona per organizzare una crociata contro i Turchi. Era il 18 giugno 1464, il papa con il suo seguito, nel quale era il venticinquenne cardinale Rodrigo Borgia, giunge presso il porto fluviale di Magliano. I maglianesi, messi al corrente da Solimano de’ Solimani, chierico della Reverenda Camera Apostolica, maglianese anche lui, scendono sulla riva del fiume e si schierano in fila lungo il Tevere: mostrano mense apparecchiate, sollevano piatti e lo acclamano con grida di gioia. Il papa, per non deluderli, ordina ai “barcaroli” di accostarsi per “farsi guardare ed adorare”.

Alessandro VI, dunque, aveva avuto questa occasione per conoscere i maglianesi, comunque ben conosceva la posizione politica di Magliano, dipendente dal Comune di Roma, vassallo del Campidoglio. A tutta prima si potrebbe pensare che ciò fosse di ostacolo per insediare la sede cardinalizia a Magliano, tutt’altro. Si ricorda brevemente che i contrasti per il potere fra il Comune di Roma e la Chiesa non mancarono per tutto il medio evo, e si osserva come il Campidoglio, nei periodi di debolezza della Chiesa, ne approfittasse: valga come esempio proprio Magliano, assoggettato nel 1311 nel momento della “cattività avignonese”. Nel Quattrocento i rapporti si modificarono grazie ai predecessori di Alessandro VI, da papa Martino V in poi. Alessandro VI, infatti, prosegue la loro opera rinsaldando le relazioni fra il Comune e la Chiesa: si distingue proprio per essere intervenuto sulla modifica degli Statuti capitolini, rivalutando le figure dei conservatori a scapito di quella del senatore, comunque stabilendo un’armonica alleanza fra le due istituzioni. Da ciò è lecito dedurre che il Campidoglio non sia stato contrario alla scelta di Magliano sede della Diocesi di Sabina, se non addirittura sia stato lo stesso a proporla, certo ad accettarla con tacito assenso, sì.

Un altro aspetto del problema si individua sotto il profilo ecclesiastico. Non si dimentichi che la chiesa di San Liberatore di Magliano, nel 1460 era stata elevata da Pio II al rango di collegiata con il breve Apostolicae servitutis e poteva contare su un Capitolo costituito da un arciprete e da sei canonici dotati di prebende. Quindi vi era una ragione in più avendo trovato già predisposte condizioni necessarie per una sede cardinalizia.

Dal punto di vista strategico non sfugge ad Alessandro VI l’ideale posizione in altura di Magliano, passaggio obbligato e dominante la valle del Tevere, crocevia di diversi territori, dotato di porto. Insomma un caposaldo e punto di riferimento ideale per il controllo dei castelli della Sabina retrostanti che, fra l’altro, il papa riconquista strappandoli ai baroni usurpatori disegnando un diverso assetto territoriale. Saranno proprio questi castelli, dopo la morte di Alessandro VI, che insorgeranno contro Magliano per reclamare che la sede della diocesi ritorni a Vescovio. «Nascono odi accaniti e pubblici scandali, lamentele a non  finire, e questioni non solo a parole, addirittura scontri, combattimenti, incendi e saccheggi contro i maglianesi», narra Leone X (Breve del 21 giugno 1521), che definitivamente concluse la pace, anche se in precedenza Giulio II salomonicamente aveva stabilito che la Chiesa di Vescovio si chiamasse “Antica Cattedrale dei Sabini” e San Liberatore “Nuova Cattedrale dei Sabini”. Quei castelli erano veramente interessati a riportare la sede a Vescovio o piuttosto il loro fine era quello della riconquista, da parte dei baroni, dei castelli sottratti al loro potere?

Non si dimentichi che i Borgia avevano il controllo per l’accesso a Roma dei territori della sponda destra del Tevere: Civita Castellana e Nepi. Entrambi per la loro posizione geografica erano situati su nodi viari di massima importanza (via Amerina, via Cassia), e più avanti un guado sul Tevere nei pressi di Borghetto a confine con Magliano. Nel gennaio del 1495 Alessandro VI, in segno di riconoscenza “regala” Nepi al cardinale Ascanio Sforza, suo principale elettore al seggio pontificio. Nello stesso anno, a settembre, assegna a Magliano la sede della diocesi. Nepi ritornerà dopo circa due anni ai Borgia, e così il sistema di sorveglianza della zona è stretto nelle ferree mani della famiglia.

Entro questa cornice si innesta la situazione politica e militare. Il periodo storico si presenta piuttosto complesso in linea generale (presenza dei re di Francia Carlo VIII e di Luigi XII in Italia) e complicato per le azioni in loco di Cesare Borgia. In essenziale è bene subito stabilire che l’intenzione di Alessandro VI era quella di spianare la strada al figlio verso la Romagna, che doveva diventare il centro del Regno d’Italia, per poi incoronare re Cesare Borgia. Non a caso, dopo la nomina di Magliano a sede di diocesi, la presenza del Valentino nei paraggi è testimoniata nel settembre del 1500, quando stanzia temporaneamente a Magliano il suo quartiere generale. Va aggiunto per arricchire il quadro dei saldi rapporti fra i Borgia e la comunità maglianese, che ospita a Magliano il corteo della duchessa Lucrezia Borgia, diretta a Ferrara rendendole splendidi onori per una spesa di 25 ducati. Infine, il 30 giugno 1503 Magliano invia in Otricoli fieno per 500 cavalli e vettovaglie per i soldati di Cesare Borgia, che in compagnia del padre Alessandro si recava nella Marca e in Romagna per riunirle in una sola regione.

Le simpatie dei Borgia per Magliano, si fa per dire, nascevano da interessi politico-militari e strategici, e certamente la preferenza di Magliano non si può attribuire soltanto perché Magliano appare al papa, “popolosa e a modo”, gli interessi erano ben altri, come si è cercato parzialmente di dimostrare.

In conclusione, le proposte sin qui esposte per giustificare la scelta di Magliano del Popolo Romano quale centro della Diocesi di Sabina, come si diceva, rappresentano indizi da approfondire e circostanziare ulteriormente, tuttavia si offrono come un tentativo per una soluzione ad un problema storico interessante. Che poi siano sostenibili, se non altro, a rispondere a interrogativi “storici” complessi, si lascia agli studiosi e ai lettori il libero giudizio.

[Fonti utilizzate per la ricerca: Commentarii di Pio II, Enciclopedia dei papi della Treccani, Sabina sagra e profana dello Sperandio, Calvi dell’Umbria – Frammenti di storia di Pallottini, La diocesi di Sabina di Tomassetti Biasotti, Roma di fronte all’Europa, al tempo di Alessandro VI, Atti del convegno (Città del Vaticano-Roma, 1-4 dicembre 1999 pubblicato nel 2001), documenti dell’Archivio storico comunale di Magliano Sabina, dove è conservato il breve originale dei Alessandro VI].

Magliano Sabina 16 settembre 2016

di Guido Poeta

 

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